Cub Pisa prosegue l’attività di monitoraggio rispetto alle scelte che le istituzioni del pisano stanno portando avanti in merito all’ampio territorio interessato dalla riqualificazione e ampliamento della base militare, che andrebbe a interessare anche una preziosa area naturalistica protetta quella di San Rossore. Di ieri, mercoledì 6 settembre, l’accordo raggiunto da al tavolo convocato al Ministero della Difesa, alla presenza di tutti i rappresentanti delle istituzioni coinvolte – all’incontro, presieduto dal Capo di Gabinetto del Ministero, il Generale Antonio Conserva, hanno partecipato il Direttore della Task force del Ministero per la valorizzazione degli immobili, l’energia e l’ambiente Michele Caccamo, il presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Massimo Sessa, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il sindaco di Pisa Michele Conti, il presidente della Provincia di Pisa Massimiliano Angori, il presidente dell’ente Parco San Rossore, Migliarino Massaciuccoli Lorenzo Bani, il Generale Carlo Giuseppe La Gala del Comando generale
dell’Arma dei Carabinieri.
Condivisa l’idea di procedere attorno a due punti fermi: la riduzione al minimo dell’impatto ambientale e nessun aumento di consumo di suolo, come sembrano confermare le dichiarazioni del Sindaco di Pisa Michele Conti: “Al tavolo interistituzionale è stata trovata una reale convergenza sull’ipotesi di base diffusa proposta dall’Arma dei Carabinieri. Sono molto orgoglioso del percorso che abbiamo fatto insieme ai rappresentanti degli altri Enti e al Ministero della Difesa, trasformando una minaccia in un’opportunità: abbiamo scongiurato l’ipotesi di una base da 72 ettari in un’area vergine del Parco di San Rossore lavorando a un accordo a tutela del territorio. Il risultato è un nuovo, convincente, progetto di base diffusa che prevede la rigenerazione di un’area già militare come il Cisam, una serie di compensazioni ambientali fra cui, solo per citarne una, la piantumazione di oltre diecimila nuovi alberi per aumentare la superficie boscata nel Parco e – risultato di cui vado particolarmente fiero – il recupero di edifici di pregio come la Stazione Marconi, le stalle del Buontalenti e la villa Medicea di Coltano con risorse difficilmente intercettabili in altro modo.”
Cub Pisa commenta così le recenti decisioni del tavolo ministeriale: “Non è dato sapere i reali contenuti di questo accordo e prendiamo, al momento, per buono quanto dichiarato dal Sindaco di Pisa che annuncia l’accordo, al tavolo interistituzionale, sull’ipotesi di base diffusa proposta dall’Arma dei Carabinieri. Non pensiamo che la militarizzazione dei territori costituisca una opportunità per i territori, i soldi che impiegheranno per costruirla dovrebbero servire alle tante bonifiche rinviate, ad abbattere i mostri in cemento armato mai finiti di costruire e da anni abbandonati, ad esempio ad Ospedaletto.
È una questione di priorità e per noi non ci potrà essere una rigenerazione urbana compatibile con il settore militare se la compensazione consiste nella piantumazione di nuovi alberi per aumentare la superficie boscata nel Parco, ci sarà da capire inoltre se l’area di competenza del Parco sarà effettivamente accresciuta o se interverranno invece sostanziali modifiche tali da favorire edificazioni e utilizzo delle aree protette ad altro scopo. Dalle parole del Sindaco si evince che l’intesa si basa sulle opere di compensazione come il recupero di edifici a Coltano, il recupero dei quali dovrebbe rappresentare un atto di salvaguardia del territorio e non una merce di scambio per aggiungere l’ulteriore base di guerra a un territorio che ha già collegato Camp Darby al mare e alla ferrovia per il trasporto di armi.”
Quali sono i reali interessi che si celano dietro alla base militare di Pisa: Riteniamo l’intesa raggiunta al tavolo inter istituzionale a Roma, in attesa di conoscerne il testo ufficiale, quale frutto di un compromesso tra enti locali mossi verso lo stesso obiettivo: accettare la militarizzazione del territorio pisano presentandola come opportunità da cogliere attraverso le cosiddette opere di compensazione. Ci preme ricordare che in tempi non sospetti, un anno e mezzo fa, come sindacato di base Cub di Pisa avevamo ipotizzato che dietro alla base del Tuscania si sarebbero mossi interessi forti, tali da mettere d’accordo imprenditori, proprietari agricoli e allevatori, militari e politici locali di vario orientamento.
Riteniamo che le opere di compensazione rappresentino la classica merce di scambio che alla fine mette d’accordo anche chi inizialmente aveva espresso perplessità e contrarietà alla costruzione di una nuova base su un territorio per altro già fortemente militarizzato. Perplessità che probabilmente scaturivano dal timore di un’eventuale requisizione “per scopi di sicurezza nazionale” con una compensazione del danno magari giudicata insufficiente come già accadde in quel di Coltano anni or sono. In questa partita ha giocato un ruolo determinante l’attuale vertice del Parco, autentico ago della bilancia e ci preme infine ricordare come la costruzione di una base militare diffusa sul territorio di Pisa e Pontedera palesi la sinergia esistente tra Giunte locali e Regionale e Governo nazionale, del resto anche sul Progetto strategico denominato Bussola Europea ci fu l’ampia convergenza della stragrande maggioranza delle forze politiche in Parlamento.
Per quanto invece concerne la creazione di nuovi posti di lavoro, vorremmo ricordare che una sistematica opera di bonifica del territorio, investimenti nel settore agricolo e nell’allevamento creerebbero occupazione in misura assai maggiore come favorirebbero l’edilizia dei finanziamenti atti al recupero degli immobili a Coltano o l’abbattimento degli eco mostri abbandonati, nel degrado, a Ospedaletto ormai da lustri.
È chiara la volontà di presentare l’ennesima militarizzazione del territorio, dopo il collegamento via ferrovia e via acqua della base Usa di Camp Darby, come una manna dal cielo, una grande opportunità da cogliere senza mai entrare nel merito sulle reali conseguenze di questi processi.
E per dirne solo una ricordiamo che il mancato sviluppo del Galilei, ammesso che sia una soluzione condivisibile, è dovuto proprio alla presenza dell’aeroporto militare accanto a quello civile come si evince dai documenti Enac. Chi potrà allora perseverare nell’idea che militarizzando i territori si creino posti di lavoro?
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