Il prossimo fine settimana a Roma la Confederazione Unitaria di Base accoglierà le delegazioni dei Sindacati di base e alternativi di vari Paesi europei, riuniti per discutere dei problemi e delle situazioni di crisi che a livello globale stanno aggravando sempre più la condizione di cittadini e lavoratori. La guerra in Ucraina, che da mesi monopolizza lo scenario internazionale, ha solo acuito le difficoltà e le tensioni a livello sociale e lavorativo e lo scenario che si prefigura è ancora peggiore di quello presente. Il Forum di Roma sarà quindi un’occasione preziosa per confrontarsi e unire le forze in vista dell’autunno e dei sacrifici che inevitabilmente i vari governi nazionali a trazione europea hanno già preannunciato.
Su questo abbiamo raccolto le dichiarazioni di Marcelo Amendola, segretario generale della Confederazione Unitaria di Base
“Il Forum di Roma intende essere un ulteriore tassello nel percorso di lotta a livello europeo nell’interesse dei lavoratori tutti, un percorso intrapreso fin dallo scorso giugno e che oggi più che mai richiede il nostro comune impegno tra sigle sindacali di base di diversi Paesi dato il comune problema rappresentato dal crescere a dismisura del costo dell’energia, per citare solo uno dei problemi sul tavolo, che inizia a farsi sentire con forza e in varia misura tocca tutta l’Europa. La nostra speranza risiede nel riuscire a procedere di comune accordo rispetto alle decisioni calate dall’alto a cui i vari Governi abbiamo visto allinearsi di comune accordo, raramente scegliendo di discostarsi nelle scelte politiche prese a livello europeo. Portare avanti il lavoro insieme agli altri Sindacati alternativi ritengo sia la strada giusta, organizzando iniziative condivise su argomenti specifici come il deciso no alla guerra in corso tra Russia e Ucraina e alla partecipazione dei vari governi al conflitto, che non può essere la risposta risolutrice ai problemi dei lavoratori e dei popoli. I vari Paesi si stanno preparando all’inverno e alle grosse difficoltà che la riduzione delle forniture di gas provocheranno, Francia e Germania hanno stretto accordi di mutuo scambio, la Spagna soffre un po’ meno di altri per aver investito molto sulle fonti rinnovabili mentre l’Italia in questo momento è il fanalino di coda, pesantemente condizionata dalla situazione politica, acefala, senza un governo che possa veramente prendere decisioni e per i prossimi due mesi condannata a restare in balia di quanto sceglieranno di fare gli altri Paesi. Non che prima l’Italia brillasse per iniziativa ma ora manca anche la possibilità di poter incidere davvero nelle scelte comuni e di proporre qualcosa di innovativo in Europa. Questo farà sì che quando a novembre si insedierà il nuovo Governo, l’Italia sarà o nelle medesime enormi difficoltà in cui già si trova o ancora peggiori e sarà molto difficile trovare delle soluzioni valide ai problemi che ci attendono”.
La risposta del sindacalismo di base quale dovrà essere quindi?
“La risposta che daremo ai lavoratori non potrà che essere unitaria da parte di tutto il sindacalismo alternativo europeo, solo così sarà infatti possibile far sentire la nostra voce. Il problema è che saremo come in altri casi i primi ad avere la volontà di aprire un percorso di lotta ma come sempre non ci tiriamo indietro rispetto all’impegno verso i lavoratori. Non sarà semplice mantenere un coordinamento a livello sovranazionale ma ritengo che questa sia la scelta più incisiva, nonostante l’eterogeneità tra le varie organizzazioni per i diversi scenari e problematiche nazionali in cui operano ma che vedono comunque l’Italia insieme a Paesi come la Germania, la Francia, la Spagna e il Portogallo a condividere problematiche affini riguardo ai lavoratori, per cui convergere su iniziative comuni”.
Cosa c’è da aspettarsi a breve in tal senso?
“Penso che d’ora in poi la parola d’ordine per i lavoratori sarà il ‘caro bollette’ e chi starà su questo argomento e darà delle risposte concrete potrà raccoglierne il seguito. Tutti saranno infatti indistintamente danneggiati da quello che succede e le conseguenze saranno molto pesanti, con aumenti al limite del sopportabile. Perciò per forza ci dovrà essere un seguito alle nostre posizioni, come già si è verificato con la crisi prodotta dalla pandemia globale. I lavoratori hanno bisogno che qualcuno prenda le loro difese e temo non sarà il nuovo Governo uscente dalle urne a fornirle. Prevedo che ancora nelle prossime due settimane di campagna elettorale assisteremo a dichiarazioni con promesse su tutto e il contrario di tutto ma quando le cose si saranno assestate emergeranno con ancora maggior forza i problemi e allora si vedrà che saranno le attività dei sindacati di base come il nostro a portare avanti davvero le esigenze dei lavoratori, altrimenti lasciati soli”.