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Francia in rivolta contro la riforma delle pensioni

Ieri, giovedì 16 marzo, in Francia il governo presieduto da Emmanuel Macron ha provato a far passare la contestata riforma del sistema previdenziale, su cui da settimane l’intero Paese – parti sociali, partiti d’opposizione e milioni di francesi – è in subbuglio, con manifestazioni e scioperi in centinaia di città e in numerosi settori del mondo del lavoro. La Costituzione francese prevede che si possa ricorrere al comma 3 dell’articolo 49 per far adottare un testo senza il voto del Parlamento ed è questo che ieri hanno tentato di fare in aula il Presidente Macron e la prima ministra Elisabeth Borne, provocando la plateale reazione dei partiti d’opposizione che hanno intonato la Marsigliese, inno nazionale figlio della Rivoluzione, fino alla sospensione della seduta

Nelle piazze di tutta la Francia la reazione dei cittadini non si è fatta attendere, con centinaia di migliaia di persone che si sono riversate nelle strade, in prima fila le parti sociali che già hanno annunciato la prosecuzione della mobilitazione generale con uno sciopero nazionale per il prossimo giovedì 23 marzo. Macron ha scelto dunque la prova di forza, giustificando il ricorso all’articolo 49.3 a sostegno di una riforma la cui bocciatura “comporterebbe rischi economici troppo grandi”. Il rovescio della medaglia però è dietro l’angolo, infatti la stessa Costituzione francese al comma 2 del medesimo articolo 49 prevede che i deputati contrari possano presentare una mozione di censura, o sfiducia, contro il Governo per bloccare il suo tentativo, mozione non a caso definita ‘arma letale’ poiché consente alla Camera bassa del Parlamento di rovesciare il Governo.

Come funziona il ricorso al 49.3
Quando viene invocato questo articolo per imporre l’adozione di un testo di legge, il dibattito parlamentare è di fatto sospeso, cosa avvenuta ieri, a questo punto i deputati contrari hanno 24 ore di tempo per depositare le mozioni di censura, in base al comma 2 dell’art.49 che prevede la possibilità per “l’Assemblea nazionale di mettere in discussione la responsabilità del governo” a patto che sia almeno il 10% dei deputati a presentarla. Una volta depositate le mozioni, la conferenza dei presidenti fissa la data dello scrutinio, entro un tempo massimo di 48 ore, a questo punto per impedire l’adozione forzata del testo di legge la mozione deve essere approvata dalla maggioranza assoluta dei voti in Parlamento, dove tra l’altro esponenti degli stessi partiti di governo si stanno sfilando e la maggioranza è già ampiamente ridotta.

Crisi politica alle porte
Le opposizioni, sia di destra che di sinistra, sono da ieri al lavoro per preparare la mozione di sfiducia all’attuale Governo e già si parla di crisi politica per questo che è il secondo mandato di Macron, presentatosi lo scorso anno alle urne con la riforma pensionistica come uno dei punti principali del suo programma elettorale. Intervistato su quanto sta avvenendo nel Paese e in Parlamento, ieri Jean-Luc Melenchon, leader de La France Insoumise principale gruppo politico di sinistra, ha parlato del ricorso al 49.3 come “misura estremamente brutale che non ha equivalenti, è al di fuori della procedura ordinaria per l’adozione di una legge e ci pone in una situazione penosa che richiama i tempi della IV Repubblica. Non si è avuta discussione e si è tentato di far passare la riforma con la forza. Deploro il ricorso al 49.3 e spero che la V Repubblica sia rimpiazzata da una VI, a seguito di un’assemblea costituente. La Francia sociale, quella politica e tutti i partiti sono mobilitati e dunque contrastiamo il Presidente della Repubblica che amministra lo Stato anziché governare il Paese.”
La situazione politica è questa – ha aggiunto – il nostro obiettivo è non far passare questa riforma e questo testo di legge che non ha alcuna legittimità parlamentare. Abbiamo ragione di ribellarci e di mobilitarci perché questo testo è espressione di una parte minoritaria del Paese e il Presidente della Repubblica non può contare sulla maggioranza dell’Assemblea nazionale.

Adesione agli scioperi e manifestazioni
La partecipazione agli scioperi è altissima in tutta la Francia – il 7 marzo, giorno del settimo sciopero da inizio anno, erano in  piazza tre milioni di persone e il Paese paralizzato – scuole e università vengono occupate, i cortei e le azioni di blocco proseguono da oltre due mesi, con la capitale Parigi  – dove da una settimana non viene raccolta la spazzatura e i cumuli lungo le strade vengono dati alle fiamme – al centro della protesta anche nella giornata di ieri, 16 marzo, quando i manifestanti erano in attesa dell’esito delle votazioni in Parlamento e alla notizia del ricorso all’articolo 49.3 da parte del Governo hanno formato cortei spontanei in tutta la città, compresa Place de la Concorde dove lo slogan scandito per ore è stato “Non vi sembra che ci sia l’odore del 1789?
Altrettanto forte è stata la mobilitazione spontanea in altre città francesi con cortei davanti alle Prefetture e blocchi stradali, i principali a Rennes, Nantes, Marsiglia, Lione, Bordeaux e Lille. A Parigi ieri sera la polizia è intervenuta in piazza con violenza e mettendo in stato di fermo decine di persone. A questo punto la situazione è diventata incandescente, sono state formate barricate e roghi sono stati accesi nei pressi di Place de la Concorde, fino a notte fonda quando è stato ripreso il controllo da parte delle forze dell’ordine salvo poi, questa mattina, il riformarsi di cortei spontanei e il blocco di gran parte della rete stradale tangenziale di Parigi. Si apprende che il Ministro dell’Interno ha convocato per questa mattina, venerdì 17 marzo, tutti i Prefetti di Francia per una videoconferenza sulla “situazione sociale”.

Video di Le Parisien sulla notte di tensioni da Rennes a Marsiglia

Comunicato delle organizzazioni sindacali francesi

La formidabile mobilitazione sociale organizzata dall’insieme delle organizzazioni sindacali è impegnata dal 19 gennaio. Dopo due mesi, sono milioni i lavoratori, i giovani, i pensionati che hanno espresso con forza e dignità il loro rifiuto all’innalzamento per legge dell’età pensionabile a 64 anni e di un allungamento dei trimestri di contribuzione.

Questo movimento sociale ha scioperato in tutti i settori professionali mobilitandosi a ogni occasione, manifestando nelle grandi quanto nelle piccole città di Francia, per dire che questa riforma previdenziale è brutale, ingiusta e ingiustificata per tutto il mondo del lavoro.

Oggi questo sommovimento sociale esemplare sta dimostrando che il Presidente della Repubblica e il suo governo sono minoritari rispetto all’Assemblea nazionale. Invece che ritirare il loro progetto, hanno deciso di forzare le cose ricorrendo al comma 3 dell’articolo 49.

L’Intersyndicale considera molto grave la responsabilità che l’esecutivo si è assunto portando alla crisi sociale e politica risultato di questa decisione, vera e propria negazione della democrazia.

Forte del sostegno della maggioranza della popolazione, mobilitata da settimane, l’Intersyndicale prosegue nella richiesta del ritiro di questa riforma e decide di proseguire la mobilitazione chiamando a raccolta le organizzazioni sindacali nei prossimi giorni, in vista di una nuova e grande giornata di sciopero e manifestazioni giovedì 23 marzo”.

Montreuil, 16 marzo 2023

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