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Gli scioperi paralizzano la Gran Bretagna

Da martedì 13 dicembre i dipendenti delle ferrovie inglesi hanno abbandonato il posto di lavoro, per dare il via a quello che si prevede sarà un mese di scioperi, fino al 9 gennaio. Il motivo principale alla base dell’ondata di scioperi è la crisi economica ed energetica che sta riducendo sul lastrico milioni di famiglie, impossibilitate a pagare le bollette

Treni e mezzi pubblici del trasporto locale torneranno alla normalità solo con il nuovo anno, a parte una pausa di precettazione per le festività natalizie. La decisione di proseguire a oltranza, spiega il sindacato Rail, Maritime and Transport, segue il rifiuto di una nuova offerta di aumenti da parte della Network Rail, definita “scadente”. Restano possibilità di raggiungere un accordo, commenta il segretario generale del sindacato Lync ma tutto dipenderà dal ruolo di facilitatore del governo in tal senso.
Allo sciopero nei trasporti si aggiungono anche il comparto infermieristico (leggi l’articolo) la logistica, gli agenti di sicurezza dell’Eurostar e della polizia di frontiera, i lavoratori di molte altre industrie e settori sono inoltre pronti a organizzare i propri scioperi e da mercoledì 14 dicembre anche il personale della Royal Mail (le poste britanniche) si è unito ai ferrovieri in lotta.

La Confederazione Unitaria di Base non può che essere solidale con i lavoratori inglesi, che stanno portando avanti in maniera ampia e poderosa le istanze che anche nel nostro Paese, e in tutta Europa, sono rivendicate con forza dalle classi di lavoratori, pensionati, studenti e in generale dai ceti meno abbienti, accomunati dal progressivo e inarrestabile declino del proprio potere d’acquisto a causa di salari fermi al palo che non sono più nemmeno sufficienti a soddisfare le esigenze primarie come l’acquisto di beni essenziali, il mantenimento della casa e il pagamento delle bollette. “La situazione peggiora di mese in mese – commenta il segretario Marcelo Amendolacon la guerra in Ucraina a cui l’Europa continua a destinare risorse mentre nei vari Paesi, compreso il nostro, le persone scivolano in sempre maggior numero sotto la soglia di povertà. L’unica arma a nostra disposizione è la mobilitazione sui temi che ci accomunano, facendo rete con i sindacati degli altri Paesi. Il sindacalismo di base e conflittuale, che il 2 dicembre in Italia è sceso in piazza in un fronte unito, è infatti l’unico argine a difesa dei lavoratori che vedono sempre meno riconosciuti diritti conquistati nei decenni e che vanno presidiati e difesi ogni giorno”.

(Photo da operaicontro.it)

 

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