La Crisi del Trasporto Pubblico Locale è una questione di responsabilità e lungimiranza.
Nella complessa arena del Trasporto Pubblico Locale (TPL) italiano, la crisi attuale viene spesso trattata con superficialità sia dalle aziende che dai sindacati, con la comoda affermazione semplicistica dove si dice che “è un problema che affligge tutta la Nazione”. Tuttavia ridurre il problema serve solo a oscurare le vere radici profonde e sistemiche, rivelando una mancanza di responsabilità e di visione strategica a lungo termine
Facendo un’analisi più approfondita, si comprende come il crollo dell’attrattività delle professioni nel settore del TPL è principalmente attribuibile alle condizioni di lavoro sempre più degradanti. I conducenti sono sovraccaricati da responsabilità crescenti e percepiscono una remunerazione economica inadeguata, che sicuramente non riflette la responsabilità e il peso delle mansioni svolte. A chiudere il cerchio sono poi i turni lavorativi estenuanti che compromettono terribilmente la sfera personale e la vita sociale, rendendo il lavoro nel TPL non solo poco desiderabile, ma spesso insostenibile. Questo scenario è il risultato di una mancanza di rispetto per il valore umano e professionale dei lavoratori.
Sono Decenni di Politiche Miopi uniti al lavoro di Sindacati proni al volere padronale che hanno determinato le condizioni attuali del TPL, caratterizzate da ipocrisia e improvvisazione. Queste politiche, sostenute direttamente o indirettamente anche dai sindacati confederali, non hanno protetto adeguatamente i lavoratori del settore. Chi avrebbe dovuto garantire la tutela vigorosa dei diritti dei lavoratori si è dimostrato spesso inefficace andando a compromettere non solo le condizioni lavorative ma anche la qualità del servizio offerto agli utenti.
È stata solo La Dedizione dei Conducenti che ha tenuto in piedi il TPL, quel vero Pilastro Mai Riconosciuto, nonostante tutte le difficoltà, la sopravvivenza del servizio è stata garantita grazie al loro sacrificio e alla loro professionalità, unita alla pazienza degli utenti che continuano a pagare per un servizio sempre meno efficiente. Questo contrasto mette in luce l’incapacità delle amministrazioni politiche, aziendali, unite all’operato insufficiente dei sindacati, dimostrando negli anni lo stesso livello di impegno e competenza, motivi che hanno contribuito all’ulteriore declino del servizio.
Oggi Il Caso SEAL è diventato l’Emblema di una gestione inefficace nella privatizzazione del servizio, all’interno della situazione globale che si è ulteriormente complicata negli ultimi anni. La SEAL ha gradualmente assorbito un numero crescente di linee e turni, spesso quelli più disagiati e meno desiderabili, con il tacito consenso e l’acquiescenza di sindacati e amministrazioni. Questo sovraccarico, imposto in modo repentino, quasi dall’oggi al domani, evidentemente per interessi anche di ATC, ha costretto la SEAL a operare oltre le proprie capacità, senza ricevere il supporto necessario per adeguare il proprio organico e le proprie infrastrutture.
Mai come oggi si avverte la Necessità di un Ripensamento Strutturale, ma per costruire prima bisogna fare i conti con le vere responsabilità della crisi del TPL, che devono essere cercate nelle politiche e nelle decisioni adottate negli ultimi trent’anni. La scelta di soluzioni di risparmio a breve termine e la corsa alla privatizzazione a tutti i costi, spacciata come la panacea di tutti i mali, hanno portato a questa situazione attuale, portando a trascurare investimenti significativi utili a migliorare realmente le condizioni lavorative e la qualità del servizio. Di questo approccio chi ne ha tratto vantaggio sono solo i promotori di tali politiche, mentre la categoria degli Autoferrotranvieri, che comprende sia gli autisti ATC che quelli SEAL, ne ha sempre subito le dirette conseguenze negative. Per risolvere efficacemente la crisi del TPL e garantire un futuro sostenibile per tutti gli attori coinvolti, è imperativo appunto operare su un cambiamento strutturale, capace di rimettere al centro la dignità dei lavoratori e la qualità del servizio che deve ritornare pubblico, riconoscendo il valore inestimabile e la professionalità dimostrata dai conducenti, che sono il vero motore del TPL.
Infine Esprimiamo solidarietà ai colleghi della SEAL e a tutti gli Autoferrotranvieri italiani che lottano e aspirano a un sistema diverso e migliore. La “guerra tra poveri” a cui assistiamo è stata innescata dall’inadeguatezza di tutti quegli attori che hanno preferito soluzioni facili a scapito della sostenibilità a lungo termine e finchè non saranno tutte le loro responsabilità non potremo lavorare insieme per costruire un TPL che rispetti e valorizzi coloro che vi operano, garantendo un servizio degno di questo nome agli utenti.
CUB Trasporti La Spezia,
La Spezia 28/06/2024.
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