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La Cassazione riapre il processo per la hostess

Se 20 secondi vi sembrano troppi…

La Corte di Cassazione di Roma cancella le sentenze che “in due gradi di vergogna” avevano assolto un ex sindacalista denunciato ed imputato per violenza sessuale

Barbara D’Astolto avrà diritto a un nuovo processo nella speranza di ottenere finalmente giustizia!
Martedì 11 febbraio, a Roma, la Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado della Corte di Appello di Milano che aveva respinto la denuncia per molestie sessuali, depositata da BarbaraD’Astolto, hostess di una compagnia aerea.

I fatti risalgono al 2018, quando, Barbara, recatasi in una saletta sindacale per trovare sostegno e supporto contro le discriminazioni subite, proprio perché donna, sul luogo di lavoro, diviene oggetto, secondo gli atti, di una vera e propria aggressione fisica, con avances sessuali, palpeggiamenti e frasi sconce, a opera di quel rappresentante sindacale che avrebbe dovuto sostenerla e aiutarla.

Per la Corte di Appello di Milano, i tempi di reazione con cui Barbara si era sottratta al tentativo di violenza, erano stati eccessivamente lunghi (ben 20 secondi…): non avendo esplicitato “tempestivamente” il suo dissenso, la sua implicita “presunzione di consenso” andava considerata come attenuante per l’imputato.

Leggeremo la sentenza della Corte di Cassazione e prenderemo atto delle valutazioni fatte dai Giudici di Roma. Intanto, l’annullamento della sentenza della Corte di Appello di Milano, restituisce a Barbara e a tutte coloro che l’hanno sostenuta e supportata in questo difficile percorso, un primario senso di giustizia, che premia il coraggio e la determinazione di una donna lavoratrice.

Anche questa volta, purtoppo, va sottolineato l’aspetto più vile, che da sempre accompagna i processi per violenza di genere, di qualsiasi forma essa sia e in qualsiasi ambito si concretizzi: la vittimizzazione secondaria, così presente ancora nelle nostre aule di tribunale e usata per spostare scientemente il focus dal molestatore/violentatore alla sua vittima, giudicata per i suoi comportamenti, le sue reazioni e le sue intenzioni. Sempre col chiaro obiettivo di generare, in chi prova a denunciare soprusi e violenze, vergogna, impotenza e un senso reale di intimidazione e sfiducia nella possibilità di ottenere alla fine davvero giustizia. Questo il motivo per cui le denunce di molestie e violenze sui luoghi di lavoro sono ancora troppo poche, a fronte di un fenomeno che è invece drammaticamente presente proprio laddove fortissima si manifesta una asimmetria di genere nei rapporti di potere.
Ed è per questo che la determinazione di donne come Barbara rappresenta un esempio per tutte noi.

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