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Non è oro tutto ciò che luccica: a proposito dei finanziamenti ai musei pisani

“Oltre 3,5 milioni dal ministero fondo al San Matteo e alla Bup. Finanziamanti anche al Museo delle navi e alla Certosa”. Ponendo l’attenzione sulla situazione culturale di Pisa, evidenziamo la distribuzione dei fondi che il Ministero della Cultura ha deciso di investire sui musei statali della città:

24 mila euro al museo delle navi antiche per la “messa in sicurezza e riparazione di una perdita idrica al serbatoio dell’impianto a servizio della struttura”. 70 mila euro invece, da spalmare in 3 anni, per il “Centro di restauro archeologico, lavori di conservazione ordinaria e straordinaria dei reperti, restauri per integrazione delle collezioni e riparazioni/sostituzione di strumentazioni”. Lodevole come iniziativa ma non bisogna dimenticare che questo museo è nato nel 2019 e nello stesso anno è stato dimenticato.

Si noti come sia sprovvisto da sempre di una insegna utile, ai potenziali fruitori, per scorgerlo. Tralasciando poi l’annosa questione che impedisce all’amministrazione locale di istallare per la città cartelli direzionali, con i quali si potrebbero incuriosire i flussi verso il suddetto museo. Quale sia la questione però non data da sapere, forse la stessa che mantiene ancora in vita i cartelli che indicano la via per andare a vedere lo scavo delle navi oramai chiuso da diversi anni. Il museo inoltre è sprovvisto di un sistema di riscaldamento e raffreddamento, come riportano dei fogli affissi davanti alla biglietteria.

Si tratta di una struttura imponente, la cui inerzia termina vanifica qualsivoglia operazione di riscaldamento e raffrescamento, se non attuata da impianti di altrettante notevoli dimensioni.

Estremamente lodevole poi l’idea di stanziare dei fondi per la creazione di un centro di restauro ma che non sia uno specchietto per le allodole. Non si tratta infatti di una operazione che risolverà i reali problemi del museo delle navi ma avrà un costo importante, di questi 70 mila euro quale sarà la divisione? Dato che nell’articolo si legge che serviranno anche per “lavori di conservazione ordinaria e straordinaria dei reperti, restauri per integrazione delle collezioni e riparazioni/sostituzione di strumentazioni”. 

Passiamo poi al museo di San Matteo. Sempre nell’articolo si legge che verranno investiti 419.040 euro nel triennio, 250 mila euro già nel 2024, per proseguire nella “messa in sicurezza, restauro e recupero degli spazi non utilizzati a piano terra al fine di aumentare l’offerta culturale del museo”. La domanda che sorge spontanea, è prevista una strategia di valorizzazione? Da sempre a Pisa si parla degli scarsi ingressi che la struttura regista ma di fatto non si è mai agito in modo incisivo per invertire la rotta. In una Italia che pensa ai musei come fonte di utile e nell’ottica di guadagno tramite il turismo questo museo nazionale che posizione occupa? Forse nessuna, c’è da augurarsi che la spiegazione riportata sul tirreno in merito alle operazioni che verranno attuate sul museo, si presume, comprenda anche quella di un riallestimento, che vada a sostituire scelte oramai vetuste e poco inclusive.  

Per il  museo di Palazzo Reale sono previsti dei lavori di “messa in sicurezza dei percorsi di visita con rifacimento delle pedane di accesso alle sale e ai servizi da parte dei portatori di handicap, riorganizzazione degli spazi museali, revisione delle coperture per la messa in sicurezza degli ambienti destinati a depositi e sale espositive, revisione degli infissi interni ed esterni per la sicurezza antropica dell’edificio, smaltimento dei materiali accumulati nei locali attualmente non utilizzati che costituiscono grave pericolo per incendi e per la sicurezza dei visitatori, del personale  e delle opere contenute nel museo”. Tutti per la bellezza di 270.260 euro.

C’è da domandarsi da quanti anni va avanti questa situazione perché, se effettivamente sono presenti situazioni di grave pericolo per incendi, allora il lodevole impegno di recupero passa necessariamente in cavalleria. C’è da augurarsi poi che la “riorganizzazione degli spazi museali” preveda anche qui un riallestimento più moderno, con una adeguata pannellistica che vada a sostituire le schede posizionate in espositori, consultabili un visitatore/visitatrice per volta. Sebbene ad oggi il numero degli accessi non renda la fruizione così difficoltosa agli utenti. Si ricordi sempre che il museo di Palazzo Reale racconta in modo concreto la storia della città di Pisa e forse meriterebbe maggiore attenzione anche, e soprattutto, dall’amministrazione locale, la quale talvolta da troppo spazio alla sua memoria storica attraverso il solo gioco del ponte, che per altro è ampiamente celebrato anche al museo di Palazzo Reale.

Insomma, Pisa anche oggi resta la città della Torre.

Aprile 2024

CUB Pisa

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