Il settore sanitario e socio-sanitario sta vivendo una crisi profonda, causata dalle politiche di austerità e dai tagli lineari attuati dai governi, che hanno portato all’indebolimento del servizio sanitario pubblico
Il tutto accompagnato da una crescente privatizzazione del settore sanitario e assistenziale e dal peggioramento
delle condizioni lavorative, con una riduzione dei diritti dei lavoratori.
Oggi, secondo i dati del Ministero della Salute, il 48,6% dell’assistenza ospedaliera è privata, l’84%
dell’assistenza residenziale è privata, il 73% dell’assistenza semiresidenziale è privata, l’82% dell’assistenza riabilitativa ex art. 26 è privata.
La privatizzazione domina le filiere assistenziali, come RSA, Centri Diurni, ambulatori e laboratori analisi, creando disparità e precarietà.
In queste strutture sono applicati numerosi contratti diversi, tra cui AIOP, ARIS, UNEBA, ANASTE, Cooperative sociali e molti altri. Questa frammentazione genera rinnovi contrattuali ritardati, senza
riconoscimento di arretrati, aumenti salariali insufficienti che non recuperano l’inflazione, e rateizzati, condizioni peggiorative come banca ore, part-time involontari, deroghe sui contratti a termine, disparità di diritti e salari, anche a parità di qualifica e mansioni.
Dopo il contratto rinnovato lo scorso anno per le coop sociali e per i valdesi, è attualmente aperta una nuova stagione di rinnovi contrattuali delle lavoratrici e lavoratori della sanità privata ed esternalizzata: il 24 gennaio 2025 è stato firmato l’accordo per il contratto UNEBA (135000lav), in questi giorni sono in corso le trattative per rinnovo contratto AIOP,
ARIS e AIOP RSA che interessano 200000 lavoratori.
Questi rinnovi, pur rappresentando un passo avanti nel settore socio-sanitario, ripropongono questi stessi meccanismi.
Anche apparenti miglioramenti, come l’introduzione dei tempi di vestizione all’interno dell’orario di lavoro, dopo le numerose cause vinte, rischiano di gravare o sulla pausa o sui tempi di assistenza. Lo stesso vale per il pagamento della maternità obbligatoria al 100% ma solo per 5 mesi e non per tutto il periodo in cui è estesa nel settore per lavoro a rischio.
A fronte dei rinnovi contrattuali le associazioni datoriali chiedono alle Regioni maggiori risorse e aumenti delle quote, minacciando la mancata applicazione di alcune tutele previste dai contratti o l’aumento delle
tariffe a carico degli utenti: è questo il meccanismo perverso delle esternalizzazioni.
CUB Sanità Italiana si batte per la reinternalizzazione dei servizi, per un CONTRATTO UNICO del settore sanitario e socio-sanitario, con l’obiettivo di garantire: parità salariale per tutti i lavoratori del settore, aumenti legati al costo della vita, riduzione dell’orario di lavoro, riconoscimento del lavoro usurante, abolizione delle notti passive e del meccanismo della banca ore, tutela della salute e sicurezza sul lavoro, parità di genere e tutele per la genitorialità, ricollocazione obbligatoria in caso di riduzione dell’idoneità.
Unisciti a noi per chiedere un futuro più giusto per i lavoratori e un sistema sanitario pubblico e
accessibile per tutti.
INSIEME POSSIAMO CAMBIARE
Per maggiori informazioni o per partecipare alle nostre iniziative contattaci CUB Sanità Italiana.
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