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Sani come un pesce?

Il Servizio Sanitario Nazionale è un bene irrinunciabile

Sabato 1 aprile in piazza Duomo a Milano almeno 5000 persone erano presenti alla manifestazione organizzata da Medicina Democratica, Forum per il diritto alla salute, Coordinamento regionale campagna dico 32!, Rete europea contro la commercializzazione della salute, e a cui ha partecipato anche un gruppo di delegati e lavoratori del settore sanitario milanese e lombardo della Federazione Cub Sanità. Filo conduttore della manifestazione la salvaguardia del SSN, da decenni falcidiato da tagli degli investimenti e dal crescente spazio lasciato alla sanità privata, a partire dall’introduzione della pratica dell’intramoenia negli anni ’90, per cui per i cittadini a carico del sistema pubblico è sempre più difficile ricevere le cure necessarie in tempi ragionevoli e soprattutto utili

A pagare le conseguenze i pazienti che non possono pagare per ricevere in pochi giorni le prestazioni richieste, la perdita di efficacia della medicina territoriale (come drammaticamente emerso durante la pandemia da Covid-19), le condizioni dei lavoratori del settore sanitario e la qualità dei servizi erogati. 
La salute è un diritto costituzionale, non a a caso nel 1978 è stato istituito il SSN per fornire a tutti l’accesso alle cure ma ormai da troppi anni la politica procede invece in base a scelte accomunate dal fatto che la salute viene considerata una merce e i malati come ‘clienti’. Se alla gestione della salute si applicano i principi della gestione aziendale, il risultato non potrà che essere disastroso per chi non ha sufficienti risorse economiche e dovrà attendere mesi in lista d’attesa per una visita, un’operazione o un qualunque trattamento sanitario, come puntualmente sta avvenendo. Anche la prevenzione e la riabilitazione vengono sacrificata e non si investe nelle buone pratiche per evitare che il cittadino si ammali e debba ricorrere alle prestazioni sanitarie. Mentre solo una sanità pubblica e l’accesso universalistico garantiscono che la salute sia un bene anziché una fonte di profitto (per alcuni).

Cub Sanità Nazionale, la dichiarazione del segretario Walter Gelli
SANI COME UN PESCE, questo il tema della manifestazione di Milano per la difesa della sanità pubblica universale e gratuita; quella sanità, quel diritto alla salute pubblica, universale e gratuita nata in Italia a seguito delle lotte operaie degli anni ’70.
Invece ora stiamo andando verso un sistema basato sulle carte di credito, la sanità pubblica non è mai stata così a rischio come oggi. Che non significa che mancheranno le cure ma che per curarsi bisognerà pagare. Le mosse dei governi nazionali e regionali che nell’ultimo ventennio si sono succeduti, tutti nessuno escluso, sono andate sempre più velocemente in una direzione chiara: incentivare il diritto alla cura e non alla salute, spingere verso il settore privato e spingere i cittadini verso le assicurazioni sanitarie.
In palio c’è l’esistenza stessa del servizio sanitario nazionale, dal 1978 non abbiamo mai avuto un momento così buio. Pesano gli stipendi bassi, e anche in questo settore l’Italia è fanalino di coda dell’Europa, pesano le condizioni di lavoro nel servizio pubblico e privato, peggio ancora nel socio sanitario. Recenti provvedimenti del governo prevedono che gli infermieri finite le 36 ore di lavoro settimanali nel servizio pubblico possano lavorare in quello privato. Un incentivo al passaggio a chi paga di più che in qualche anno potrebbe svuotare il sistema sanitario pubblico.


Il servizio sanitario nazionale è un bene e non è tollerabile che la sanità diventi una sorta di mercato in cui le persone vengono trattate come clienti da accalappiare, con la concreta prospettiva che solo chi ha i soldi si potrà curare.
Il servizio sanitario pubblico? La crisi climatica e sociale alle porte avrà ricadute anche sulla nostra salute e c’è da scommetterci la cura sarà un terreno di scontro politico in tutta Europa.
Quali soluzioni? la lotta è l’unica soluzione!
Intanto i sindacati tutti, compresi Cgil Cisl Uil, devono battersi per l’abolizione della legge 146/1990 contro il diritto di sciopero nel settore ospedaliero pubblico e privato. Intanto Cgil Cisl Uil dovrebbero smetterla di introdurre nei contratti, tramite il cosiddetto welfare aziendale, le mutue integrative private e nel settore pubblico la intramoenia a favore di medici e infermieri che nel loro tempo fuori orario di lavoro rendono prestazioni sanitarie private, la mamma del problema.
Intanto necessita un contratto di lavoro unico di settore e non 15 contratti come avviene oggi.
Intanto i Comuni vari dovrebbero smetterla di essere i diretti committenti di servizi socio sanitari affidati a cooperative che li effettuano con prestazioni e costi al massimo ribasso. Intanto ogni sindacato dovrebbe chiamare i lavoratori alla lotta per andare a occupare i pronto soccorso tramutati in ghetti o in parcheggi di persone ammalate e la cittadinanza tutta, le persone di cultura e di buon senso, dovrebbero ribellarsi con vigore a questo stato di cose. 

BASTA COMPLICITÀ! SCENDIAMO IN LOTTA! TORNIAMO “SANI” INNANZITUTTO NOI, SINDACATI E LAVORATORI DEL SETTORE.

Sani come un pesce? Cub Sanità propone la ricetta: occorre un nuovo 68!

VIDEO DELLA MANIFESTAZIONE SULLA PAGINA FB DI MEDICINA DEMOCRATICA – Scorri a 3:11:40 per ascoltare L’INTERVENTO DI MARGHERITA NAPOLETANO-CUB SANITA’ MILANO.

Rassegna stampa
Servizio del Tg3 Lombardia

Il Fatto Quotidiano (video e articolo)

-Articolo sul Corriere della sera, leggi il testo integrale:
Milano, migliaia in piazza per difendere la sanità pubblica. Garattini: «No alla vergogna dell’intramoenia»
di Sara Bettoni – 01 aprile 2023

La manifestazione promossa da Medicina Democratica, Campagna Dico 32, Forum per il Diritto alla Salute, Rete europea contro la commercializzazione della salute

Le bandiere in piazza, politiche e di sindacati, sono svariate: M5s, Pd, Sinistra Italiana, Verdi, Cgil. Ma la manifestazione «Sani come un pesce?» di sabato pomeriggio in piazza Duomo a Milano è nata grazie a realtà come Medicina Democratica, Campagna Dico 32, Forum per il Diritto alla Salute, Rete europea contro la commercializzazione della salute. (media partner, Radio popolare). Con loro, più di 50 associazioni. Gli organizzatori rivendicano 5 mila presenti (1.500 per la questura) sotto il palco, dove campeggia la scritta «La salute non è una merce. La sanità non è un’azienda». Tutti spinti sotto la Madonnina per lo stesso motivo: la difesa del servizio sanitario nazionale.

Sanità pubblica a rischio
«Oggi ci rivolgiamo da un lato ai cittadini a cui chiediamo di mobilitarsi perché il rischio è che il servizio sanitario nazionale scompaia per sempre – dice Vittorio Agnoletto di Medicina Democratica -. E ci rivolgiamo alle istituzioni regionali e nazionali che devono intervenire immediatamente per risolvere il problema delle liste d’attesa. Tutte le strutture private accreditate devono fornire visite ed esami con lo stesso tempo di attesa per chi arriva col servizio sanitario pubblico e per chi arriva privatamente».

Garattini: l’intramoenia è una vergogna
Sul palco anche Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri: «Il servizio sanitario nazionale – spiega – è un grande bene che dobbiamo conservare e migliorare non solo per noi ma è molto importante che lo facciamo per i nostri figli e nipoti». E boccia la pratica dell’intramoenia, ovvero la possibilità per i medici di svolgere attività privata all’interno delle strutture pubbliche. «Se andate in ospedale per prenotare un esame o una visita vi sentite dire: “Venga tra tre mesi, quattro mesi, sei mesi”- aggiunge Garattini -. Ma pagando, con le stesse persone e le stesse strutture si può avere tutto la settimana prossima. Questo è l’intramoenia, la presenza del privato nel pubblico, una vergogna che dobbiamo cambiare perché non possiamo mantenere questa situazione di diseguaglianza».

La prevenzione per dimezzare le malattie croniche
Ancora, parla dell’eccessiva spesa per i farmaci e della scarsa attenzione dedicata alla prevenzione, che a suo giudizio può evitare il 50% di malattie come il diabete di tipo 2 e l’insufficienza cardiaca. Infine le Case di comunità. «Siamo ancora molto indietro – dice -, molte hanno una targa ma c’è ancora poco perché i medici di medicina generale non vogliono partecipare. Invece sono fondamentali perché un singolo medico non può avere tutte le competenze. Dobbiamo mettere insieme pediatri, geriatri, fisioterapisti, e tutti devono essere dipendenti del servizio sanitario nazionale».

La precarietà dei ricercatori
A portare la sua testimonianza anche Francesca Colciaghi, vicepresidente Arsi, Associazione ricercatori in sanità Italia, che ha raccontato la difficile precarietà lavorativa del settore. In piazza, tra gli altri, l’attore Moni Ovadia. «Il processo che si sta verificando è quello di portare la nostra sanità a privato e ridurre il pubblico a essere irrilevante, come negli Stati Uniti – commenta -. Questo significa privatizzare la salute e quindi l’essere umano».

Le voci delle opposizioni al Pirellone
Tra i politici, il capogruppo Pd in Regione Pierfrancesco Majorino: «La manifestazione di oggi è una ventata d’aria fresca su cui sappiamo di poter contare per costruire sempre più una opposizione in Lombardia che metta al centro il diritto alla salute». Per Nicola Di Marco, capogruppo del M5s al Pirellone, «la nostra sanità pubblica è affossata quotidianamente dall’inadeguatezza dimostrata da chi governa la Regione. Se la politica si conferma incapace, tocca a noi cittadini difendere i servizi essenziali».

 

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