Al meeting di Rimini il Ministro del Lavoro annuncia l’intenzione di stabilire un periodo di 6 mesi per trasferire il TFR ai Fondi Pensione rinnovando il sistema truffaldino del silenzio/assenso, sperando nell’ingenuità o distrazione dei lavoratori: se entro tale periodo il lavoratore non si pronuncia formalmente, il TFR transita automaticamente nel Fondo Pensione di categoria.
Il vice-ministro del lavoro Durigon propone addirittura la destinazione obbligatoria ai Fondi Pensione del 25% del TFR, senza chiedere il parere del lavoratore.
I Fondi Pensione non decollano perché la maggioranza dei lavoratori ha capito dove sta la fregatura e hanno scelto di tenersi ben stretto il loro TFR. E’ noto infatti che il TFR viene rivalutato annualmente dell’1,5% fisso, nonché del 75% dell’inflazione (aumento del costo della vita) registrata nel corso di ciascun anno.
Questa rivalutazione costituisce il “rendimento” del TFR, particolarmente conveniente nei periodi di alta inflazione: nel 2022 si è registrata una rivalutazione del TFR del 10 % contro perdite medie tra il 10 e 11% della previdenza integrativa, in balia delle variazioni borsistiche.
Un bottino miliardario quello dei fondi pensione che viene gestito anche da CGIL CISL UIL, oltre che da Banche e Assicurazioni. Il prof. Beppe Scienza al Il Fatto Quotidiano (spiega bene perchè è opportuno che i lavoratori si tengano stretto il TFR e difende il sindacalismo di base che da sempre ostacola il furto del TFR a favore dei fondi pensione (in allegato).
Milano, 08 settembre 2024
CUB Pubblico Impiego