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Stellantis in Italia prende i soldi e scappa, le fabbriche non devono chiudere

Milano: Era il 2003 quando davanti al comune di Arese, dove c’era lo stabilimento Alfa Romeo, avevamo portato lo striscione sotto (che era stato esposto per la prima volta a Milano il 29-10-2002). Il senso di quello striscione si può trasportare oggi, pari pari, con quello che sta succedendo a Stellantis in Italia. Allora Fiat aveva chiuso l’Alfa Romeo di Arese, adesso Stellantis sta chiudendo gli stabilimenti e le attività in Italia.
In queste settimane molti si stanno accorgendo che Stellantis si sta disimpegnando dall’Italia e porta le produzioni all’estero. Lacrime di coccodrillo perché la cosa era ampiamente prevedibile sin dal 2019.
Intanto Stellantis va ancora a battere cassa al Governo senza dare nessun impegno su produzioni, occupazioni e chiusure di stabilimenti.

Si stima che dal dopoguerra siano stati concessi aiuti per circa 500 miliardi di €; compresa l’acquisizione del gruppo Alfa Romeo a condizioni di saldo (500.000 €), lo stabilimento di Melfi pagato dallo Stato per il 50% (1,5 m.di di €); 4,5 m.di di €. per Termini Imerese.

Per Peugeot il tornaconto era concreto a cominciare dall’incremento delle vendite in Europa. C’era poi la possibilità di entrare nel mercato americano dove era praticamente assente. Poi il vantaggio di dividere gli oneri sullo sviluppo delle nuove tecnologie e sull’elettrico.
Per Fca il vantaggio era quello di adottare le tecnologie sulle vetture elettriche su cui era al palo. Non si capivano poi le prospettive per i marchi Alfa e Maserati, dato che sulle vetture sportive Peugeot era debole.

Dopo i disastri degli anni passati Fca soffriva di sovraccapacità produttiva congenita soprattutto negli stabilimenti italiani, dove il ricorso alla cassa integrazione era diventato uno strumento di gestione abituale. Così era ed è tutt’ora la situazione di Mirafiori, Melfi, Cassino e Pomigliano che lavorano alla metà della loro capacità. Ci sono poi gli stabilimenti dei motori da riconvertire. Questa fusione al di là di quello che è stato detto, sta creando ulteriore sovraccapacità produttiva e di marchi, surplus di stabilimenti e duplicazioni delle attività manageriali e di progettazione che faranno ricadere sui lavoratori la riorganizzazione necessaria.

Siccome il governo Francese detiene il 7% delle azioni Stellantis con diritto di veto sui piani strategici. Il risultato è che Stellantis non potrà mai chiudere stabilimenti in Francia ma lo farà in Italia, cosa che sta avvenendo, dato che non ci sono vincoli di sorta.
Su tutto questo pesano poi atri due fattori; il primo è che Stellantis, come prima FCA ha spostato la sua sede in Olanda e il secondo, passato inosservato è che dopo alcuni mesi dalla nascita, Stellantis ha chiuso la fideussione aperta da FCA Con le banche Italiano per 6 milardi di €, che aveva un vincolo del Governo e l’ha aperta con altre banche estere per avere le mani libere.

Se nel 2000 i lavoratori Fiat in Italia erano 74.300 nel 2023 i lavoratori Stellantis sono 45.000 di cui 26.000 nell’auto. La maggior parte è in Cassa integrazione una o due settimane al mese. Dal 2021 si sono persi 7.000 posti di lavoro.

Già a fine 2021 Stellantis aveva venduto il Call center Fca che si trovava prima ad Arese e poi a Vimodrone, promettendo che nulla sarebbe cambiato, ma alcuni mesi dopo aveva sfilato le commesse FCA per portarle in Marocco.
Adesso ha chiuso lo stabilimento di Grugliasco dove si producevano le Maserati, ha messo in vendita la palazzina uffici di Cassino. Ha poi mandato 15 mila lettere a progettisti e impiegati per sollecitare l’uscita incentivata. Anche parte della progettazione sarà spostata in Marocco il che dà il segno del declino.
Di fronte a tutto questo Stellantis, negli incontri con il governo ha avuto il coraggio di promettere che in Italia avrebbe raddoppiato la produzione di auto portandola a un milione e sta chiedendo ulteriori soldi per incentivare l’acquisto di auto specie elettriche.

Innanzitutto è bene che tutti, a cominciare dai lavoratori aprano gli occhi su quello che sta succedendo e si mettano in atto mobilitazioni in tutti gli stabilimenti. E’ bene costruire, a partire dai lavoratori, giusti rapporti di forze per arrivare ad un confronto stringente e serio sulle reali prospettive occupazionali in Italia. Cosa non facile perché già in molti si sono schierati in modo acritico.
Il governo non deve dare aiuti a fondo perso. Deve pretendere, così come il governo Francese, di avere voce in capitolo attraverso l’ingresso nel capitale. Solo così si possono avere garanzie certe.

Il settore auto e il suo indotto, per l’importanza che hanno sul piano della ricerca, della produzione e dell’occupazione non possono essere cancellati in Italia!

Dicembre 2023

FLMU Milano

 

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