Ad aprile dello scorso anno il sottosegretario Claudio Durigon aveva promesso a stretto giro una soluzione. Ma da allora non si è mosso alcunchè. Così la Cub ha scritto al Presidente Sergio Mattarella nell’intento di avere sostegno a difesa dei lavoratori in difficoltà e ha ottenuto in cambio solo una risposta di forma: “In relazione alla Sua lettera pervenuta in data 05 dicembre 2023, pur nella massima considerazione di quanto rappresentato, ho il rammarico di comunicarLe che il Presidente della Repubblica non può compiere alcuna valutazione dei fatti che costituiscono l’oggetto della Sua istanza, né adottare misure nel senso da Lei richiesto” si legge nella risposta. “Egli, infatti, non dispone di alcuno strumento diretto di intervento su altri Organi dello Stato nell’esercizio di competenze ad essi assegnate dall’ordinamento” si legge.
Per il sindacato è inaccettabile e ricorrerà alla Corte di Giustizia
“Questa vicenda è nota all’intero Governo, oltre a Meloni, Salvini, Calderone, Urso, sono tanti i sottosegretari che abbiamo invitato ad intervenire per superare tale inaccettabile situazione. Tutti fingono di non capire la gravità di quanto sta succedendo” ha sottolineato Antonio Amoroso, responsabile della Cub Trasporti.
“La Fornero ha esentato i datori di lavoro dal versare le mensilità trascorse dal licenziamento alla reintegra, definendo solo il pagamento di un indennizzo di 12 mensilità, qualsiasi sia il tempo trascorso in attesa del pronunciamento del Giudice, solitamente ben oltre l’anno solare” aggiunge.
“Il problema è che la Fornero non ha modificato la norma che prevedeva la restituzione da parte del lavoratore reintegrato degli ammortizzatori sociali percepiti, dal momento in cui veniva risarcito con il versamento da parte del datore di lavoro di tutte le mensilità maturate durante l’illecita sospensione dal servizio. Ecco dunque che con la norma in essere stabilisce che un lavoratore reintegrato non solo è indennizzato con solo 12 mensilità, spesso dopo anni senza lavoro e retribuzione, ma si trova costretto a restituire gli ammortizzatori per importi molto superiori a quanto percepito”.
Per la Cub questo meccanismo ha generato un affetto perverso. Secondo Amoroso, infatti, “in tal modo, di fatto, si è fatto diventare sconveniente per il lavoratore rivolgersi al giudice quando si subisce una espulsione dal lavoro illegittima. Una inaccettabile disposizione che ha anticipato la cancellazione dell’art.18 fatta da Renzi per tutti i lavoratori assunti dopo il 7.3.2015″.
Per questa ragione la Cub intende rivolgersi alla Corte di Giustizia della UE e alla Corte Costituzionale. Si è cancellato il diritto alla difesa previsto dalle nome europee oltre che dalla carta costituzionale. Speriamo che il Presidente della Repubblica vada oltre la laconica risposta ed intervenga sollecitando il superamento della evidente incostituzionalità della normativa in essere” conclude il sindacalista.
Leggi l’articolo completo di Fiorina Capozzi in Verità&Affari-giovedì 8 febbraio 2024