In Francia la popolazione è in lotta per la riforma delle pensioni, in Germania si sciopera per aumenti salariali di 500 euro, in Italia il Governo Meloni annuncia tagli di 10 miliardi sulle pensioni mentre la spesa militare cresce sempre di più. Il segretario nazionale della Cub commenta l’ultima delle proposte in materia di spesa sociale, dopo la conferenza stampa del ministro Giorgetti in cui si annuncia il taglio alla previdenza, ritenuto ‘necessario’ per la tenuta dei conti pubblici
È davvero questo quello che meritiamo? Le lacrime di politici ultra stipendiati (con i vitalizi già in cassaforte) che parlano solo di tagli a misure economiche utili al sociale, questa volta è il turno delle pensioni ‘non minime’, come ha affermato quasi in lacrime il ministro Giorgetti, un politico di quella Lega che da anni va dicendo addirittura di abolire la Legge Fornero.
Ci permettiamo il lusso di spendere in armamenti e inviare missili ma ci viene da piangere poiché i nostri bilanci non reggono più la spesa pubblica. Spesa pubblica come: la sanità, l’istruzione, il benessere sociale, etc.
Abbiamo messo per strada oltre 40 mila operai che avevano trovato speranza grazie al superbonus al 110%, un’altra misura tagliata, come il Reddito di Cittadinanza: cancellato!
Questo è il nostro Paese?
Le buste paga sono sempre le stesse, il taglio al cuneo fiscale è stato una farsa e l’agevolazione sull’Irpef va tutta a vantaggio di redditi superiori ai 30 mila euro mentre si continua a inculcare nella popolazione che si possa vivere, ma sarebbe più corretto dire sopravvivere, grazie a continui bonus, in realtà contentini velleitari che servono solo a superare un mese di crisi per pagare un affitto o le bollette e che comunque non sono nemmeno disponibili per tutti.
Inoltre, stiamo assistendo alla cancellazione della classe media operaia, in verità già estinta negli anni in cui è stata schiacciata dall’inflazione in crescita costante e dai continui rinnovi dei Ccnl sempre al ribasso, rinnovi firmati da quei sindacati complici delle attuali condizioni, forse troppo concentrati su come ottenere una poltrona in Parlamento piuttosto che operare per il conflitto e la lotta come in politica così nelle fabbriche.
Ci meritiamo davvero questo disastro, non siamo stanchi?
Quello su cui subito viene da interrogarsi è che cosa stiamo lasciando ai nostri figli e nipoti, su quale futuro stiamo costruendo in Italia per lasciare loro in eredità condizioni di vita e lavoro realmente dignitose e non per una mera sopravvivenza, come quella che ormai siamo costretti a condurre oggi stesso.
Il rischio sempre più concreto è quello di sprofondare sempre di più, con famiglie monoreddito a 1700 euro al mese che non riescono più a garantire il sostentamento famigliare, figuriamoci quelle fasce di popolazione che percepiscono 1000-1200 euro, non a caso anche il salario minimo è un altro tema messo definitivamente da parte…
I politici però piangono, eppure chi oggi è a capo del Governo in questi anni ha detto di tutto, ottenendone in cambio il consenso elettorale per cui ora è maggioranza, facendo dichiarazioni intrise di forte passione per il proprio Paese e per l’economia degli italiani ma, come sempre, per chiedere il voto vanno bene tutti mentre poi l’attenzione e la preferenza vanno a coloro che hanno, e anche in abbondanza, e a fine mese progettano di comperare uno yacht diversamente da coloro che invece non riescono a mettere da parte anche solo qualche spicciolo…
L’unica cosa che possiamo fare non è certo piangerci addosso, come il ricco Giorgetti ha fatto quest’oggi, bensì coordinarci per una mobilitazione generale che produca una vera lotta finalizzata a ridare un senso alla nostra esistenza. Non possiamo restare spalle al muro mentre chi ci governa sogna più armi e meno posti letto nei nostri ospedali pubblici, sogni che facilmente per loro si realizzano!