Inps chiede di restituire gli ammortizzatori sociali (2 anni di Naspi + eventuale cigs) ai lavoratori reintegrati dopo un licenziamento illegittimo indennizzato con soli 12 mesi di retribuzione: LA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA, SU SEGNALAZIONE DELLA CUB, SOLLECITA IL MINISTERO DEL LAVORO A FARE LE VALUTAZIONI DI COMPETENZA
La Riforma del Lavoro, introdotta dall’ex Ministra Fornero (Governo Monti), ha revocato l’obbligo del datore di lavoro di versare ad un lavoratore licenziato illegittimamente gli stipendi maturati fino alla auspicata sentenza di reintegra.
La Fornero, infatti, aveva previsto di sostituire tale obbligo, con l’impegno del datore di lavoro a versare un indennizzo di sole 12 mensilità, indipendentemente dal tempo trascorso dal momento del licenziamento al pronunciamento giudiziale di reintegra.
La Fornero, a tale proposito, aveva rivendicato anche la modifica del processo del lavoro, giurando e spergiurando che, al più, il lavoratore sarebbe rimasto 1 anno in attesa di pronunciamento giudiziale, dal momento del deposito del ricorso contro il licenziamento subito.
Ovviamente le infondate assicurazioni sull’accorciamento dei tempi del processo del lavoro si sono manifestate presto false: i tempi sono rimasti lunghissimi e l’indennizzo di 12 mensilità, nella maggioranza dei casi, risarcisce il lavoratore per un periodo assolutamente inferiore a quello trascorso senza retribuzione.
Talvolta, anche la prima ordinanza del Tribunale del Lavoro giunge ben oltre 12 mesi, figurarsi le sentenze di primo grado, di appello o di cassazione a cui si giunge anche dopo 10 anni dall’inizio della causa intentata dal lavoratore contro la disposizione illecita di licenziamento effettuata dal datore di lavoro.
In altre parole la Riforma Fornero ha risolto al datore di lavoro il problema dei tempi del giudizio ma lo ha scaricato sul lavoratore che ha subito l’espulsione illegittima dal proprio posto di lavoro.
Al danno, però, si aggiunge la beffa della richiesta al lavoratore da parte di Inps di restituzione degli ammortizzatori sociali eventualmente percepiti dopo il licenziamento e, molto spesso, per un periodo più breve rispetto a quello trascorso in attesa di sentenza favorevole.
La Cub è da mesi che interviene su tale questione sollecitando una modifica della norma esistente, in modo da porre al riparo il lavoratore da una prassi che, nei fatti, mette in discussione il suo diritto alla difesa, previsto anche dalla Costituzione stessa.
In merito a questa delicata situazione, infatti, la Cub è intervenuta da oltre 2 anni presso la Presidenza del Consiglio e del Ministero del Lavoro, oltre che rivolgendosi a diversi rappresentanti del Governo, senza che si concretizzasse l’intervento da parte di alcun rappresentante istituzionali interpellato
La Cub ha anche predisposto e trasmesso una modica di “interpretazione autentica” sul divieto di Inps di procedere con la richiesta di restituzione degli ammortizzatori sociali erogati, in modo da consentire ai lavoratori di difendersi dalle pretese dell’Istituto Previdenziale che, purtroppo, stante l’attuale normativa, vengono accolte dai Tribunali del Lavoro.
Di ciò la Cub ha interessato il 6.12.2023 (vedi allegato 1) anche la Presidenza della Repubblica che il 19.1.2024 ha riscontrato la richiesta di intervento, dichiarando di aver sollecitato il Ministero del Lavoro per le “valutazioni” di competenza (vedi allegato 2).
E’ necessario che il dicastero chiamato in causa dalla Presidenza della Repubblica, nonché l’intero Governo, provvedano con la massima urgenza, anticipando i prossimi pronunciamenti della Cassazione che, presto, si pronuncerà sui ricorsi approdati all’ultimo grado di giudizio, applicando una norma che al momento oltre ad essere inaccettabile è incostituzionale.
E’ del tutto evidente che la Cub farà il possibile per modificare la paradossale situazione esistente, fino a sollecitare un pronunciamento della Corte Costituzionale, nonché della Corte di Giustizia della UE.
A quanto pare sono enormi le pressioni datoriali affinché i lavoratori restino ostaggio anche dei comportamenti illeciti datoriali, a cui evidentemente non basta la cancellazione dell’art.18 avviata dalla Fornero e peggiorata da Renzi per i lavoratori che sono stati assunti dopo il 7.3.2015 ma pretendono, nei fatti, di privare anche i dipendenti assunti prima della suddetta data del diritto a difendersi in tribunale e a tutelare il proprio futuro, anche a fronte di atti predatori delle controparti datoriali.
La Cub, a tale proposito, ritiene sia arrivato il momento di convocare tutte le iniziative sindacali che si renderanno necessarie affinché si intervenga su questo tema in modo che siano ripristinati i principi di legalità e tutela dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
22.1.2024