ISCRIZIONE AL FONDO PENSIONI ESPERO MEDIANTE IL MECCANISMO DEL SILENZIO-ASSENSO.
UN ENNESIMO CASO DI MANO RAMPANTE IN TASCA ALTRUI, LA NOSTRA.
Il 16 novembre 2023, ANP (Associazione Nazionale Presidi) CGIL CISL GILDA SNALS UIL – come se la scuola non avesse altre e ben più urgenti questioni da affrontare – hanno sottoscritto un ennesimo accordo peggiorativo per il personale e vantaggioso per loro che cogestiscono il fondo pensioni di categoria Espero.
Il nuovo accordo prevede che per gli assunti dal 1° gennaio 2019 scatterà l’iscrizione automatica alla previdenza complementare con il meccanismo truffaldino del “silenzio-assenso”, quando siano decorsi nove mesi dall’assunzione.
Dato il valore retroattivo dell’accordo è previsto un periodo transitorio per chi è stato assunto tra il 1° gennaio 2019 e l’entrata in vigore dell’accordo. In tal caso i nove mesi decorrono dalla data di comunicazione dell’informativa (che dovrà essere fornita dalla Pubblica Amministrazione all’interessato entro nove mesi dall’entrata in vigore dell’accordo). Nei 30 gg. successivi alla comunicazione dell’iscrizione forzata è possibile esercitare il diritto di recesso.
È chiaro che l’obiettivo è iscrivere al Fondo Espero le colleghe ed i colleghi a cui sfuggirà questo marchingegno.
Noi abbiamo sempre sostenuto che i lavoratori fanno bene a tenersi stretto il TFR piuttosto che investirlo nei fondi pensione perchè:
- nessuno spiega ai lavoratori che essi, aderendo al fondo pensione, rinunciano al TFR, cioè ad un accantonamento individuale annuo che corrisponde circa al valore di una mensilità netta. Questo accantonamento è garantito e protetto dall’inflazione poiché matura annualmente un tasso di interesse che si aggira intorno al 3%. Il TFR accumulato per ogni anno di servizio e costantemente rivalutato sarà restituito alla chiusura del rapporto di lavoro (fine carriera, licenziamento o dimissioni);
- chi vende i fondi pensione non è in grado di garantire alcun rendimento certo e neppure la restituzione delle somme versate perchè i soldi dei lavoratori sono investiti in azioni, obbligazioni o titoli di stato. E’ utile ricordare che alcuni fondi pensione sono pure falliti e i lavoratori hanno perso tutto;
- i lavoratori sono esclusi da ogni controllo reale circa la qualità e il valore etico degli investimenti effettuati dai fondi pensione;
- anche attraverso i fondi pensione si alimentano la finanziarizzazione dell’economia e le manovre speculative sui cambi e sui titoli di debito pubblico e privato che hanno portato alle crisi subprime del 2007 e a quella del debito “sovrano” europeo del 2010;
- la scelta di destinare il proprio TFR ai fondi pensione è irreversibile, ossia non si può cambiare idea o tornare indietro;
- i sindacati che sponsorizzano i fondi pensione dovrebbero spiegarci come mai, pur avendo attaccato duramente le pensioni pubbliche e usato ogni trucco per spingere i lavoratori a seguire questa strada, dopo anni dalla sua introduzione l’adesione alla previdenza complementare è rimasta tanto bassa da spingerli a introdurre la truffa del silenzio-assenso.
Invitiamo i lavoratori a diffidare di quei sindacati che si trasformano in broker e giocano sulle nostre paure per rifilarci polizze assicurative e fondi pensione.
Un sindacato vero difende i diritti e gli stipendi dei lavoratori, la previdenza per tutti e la sanità pubblica gratuita e universale.
FONDO ESPERO: AGGIORNAMENTI
Questa comunicazione si rende necessaria per le numerose richieste delle colleghe e colleghi che in passato hanno aderito al Fondo Espero ed oggi, avendo avuto maggiori informazioni, vogliono recedere.
Abbiamo investito del caso lo studio legale Bisacca e Spanò e vi comunichiamo la loro prima interpretazione della questione:
“In merito alla possibilità di revoca della propria adesione al Fondo Espero, è necessario un approfondito studio sulla base dei principi generali dell’ordinamento. Infatti, la legge quadro sui fondi previdenziali, il D.Lgs. n. 252/2005, all’art. 8, c. 7, lett. a), prevede la revocabilità della scelta di tenere in azienda il TFR, ma non prevede la stessa cosa per la scelta di aderire al fondo. In tal modo la scelta per il fondo appare irrevocabile. Va quindi verificato se siamo in presenza di un “vincolo permanente”, così come elaborato da dottrina e giurisprudenza, vietato dall’ordinamento e passibile di recesso, oppure no.”
In estrema sintesi, comunicheremo al più presto quale percorso si può realmente intraprendere con reali possibilità di successo.
Resta il fatto, che il nuovo meccanismo introdotto attraverso l’accordo sottoscritto in data 16-11-2023 da Anp-Cgil-Cisl-Gilda-Snals-Uil con l’Aran, prevede che il datore di lavoro (il dirigente scolastico) invii un’informativa omogenea su scala nazionale per avvisare i lavoratori.
Essi quindi avranno 9 mesi per inviare una comunicazione alla scuola per dare adesione o meno. Chi non lo farà, avrà comunque 30 giorni per dare revoca all’inserimento nel fondo. Nulla può avvenire senza la nostra adesione, questo è bene ricordarlo.
SULLE MOTIVAZIONI PER LE QUALI NON È BENE ADERIRE, LO ABBIAMO GIÀ SCRITTO IN VARI DOCUMENTI MA LO RICORDIAMO:
La previdenza privata non è sicura, perché basata su movimenti azionari per quel che riguarda il rendimento;
Non aiuta di sicuro una vera lotta per la difesa delle pensioni e contro l’innalzamento dell’età pensionabile;
Non aiuta nella lotta per la richiesta di un’erogazione del TFS in tempi ragionevoli (adesso, se va bene, passano 36 mesi);
Il fatto che sia gestito da parte sindacale non è una “garanzia” ma un’aggravante perché è una forma di complicità nel depotenziamento della previdenza pubblica;
Conferisce denari alla parte sindacale che la gestisce attraverso gli interessi maturati dal lavoratore;
E’ stata sottoscritta solo dal 10% dei lavoratori della scuola (docenti ed ata) e questo dovrebbe già farci riflettere.
Le performances del TFS nello Stato sono costanti: https://www.dottrinalavoro.it/tfr-il-coefficiente-di-rivalutazione
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