MESSE IN DISCUSSIONE LA LIBERTA’ DI OPINIONE E DI ESPRESSIONE
Nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, all’articolo 19 si legge “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”
Le modifiche al Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (DPR n. 62/2013) che sono state approvate in Consiglio dei ministri, nella giornata del 1° dicembre 2022, non solo ribadiscono in termini autoritari l’obbligo di fedeltà al datore di lavoro ma di fatto rappresentano la cancellazione definitiva della libertà di opinione e di espressione nel nostro paese.Tali modifiche una volta assunte come disposizioni legislative vigenti ci porteranno lontano anni luce dai contenuti dell’art.19 della DUDU oltre che dell’art.21 della nostra Costituzione, in cui si stabilisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione nei limiti del buon costume. Si ignora anche quanto in ambito lavorativo viene sancito in merito alla libertà di opinione dallo Statuto dei Lavoratori all’art.1, il quale recita che “I lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle norme della presente legge”. L’art. 8 dello Statuto dei Lavoratori poi prevede il divieto di effettuare indagini in merito alle opinioni dei lavoratori stabilendo che “E’ fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore”.
Per farsi un’idea della pericolosità di quanto approvato dal Consiglio dei ministri del 1° dicembre 2022 si allega a tale comunicato e si invita a leggere il testo degli articoli 11-bis e 11-ter dello schema di DPR adottato per revisionare il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.
Dobbiamo lottare e resistere per respingere questo ennesimo attacco ai diritti fondamentali. Dobbiamo pretendere quello che veramente serve al nostro Paese. Vanno garantiti tanti posti di lavoro in modo da consentire la cancellazione del drammatico fenomeno della disoccupazione. Vanno garantiti salari equiparati al costo della vita per tutte le categorie lavorative cancellando ogni forma di lavoro precario. Vanno difesi e rafforzati i servizi della previdenza pubblica con pensioni rapportate al costo della vita e prevedendo un’età pensionabile sganciata dall’infame calcolo della cosiddetta speranza di vita. Vanno difesi e rafforzati i servizi offerti da tutta la pubblica amministrazione per garantire diritti fondamentali come il diritto alla salute. Va garantito e rafforzato uno stato sociale degno di un Paese realmente civile e democratico.
I DIRITTI SONO DIVENTATI CARTA STRACCIA NEL NOSTRO PAESE? E FINO A QUANDO SI POTRÀ ESTERNARE UN QUESITO DI QUESTO TIPO SENZA CORRERE IL RISCHIO DI UNA SANZIONE DISCIPLINARE O DI LICENZIAMENTO DA PARTE DEL PROPRIO DATORE DI LAVORO?
9 dicembre 2022 – CUB Pubblico Impiego
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COMITATO LAVORATORI INPS “LIBERI DAL RICATTO DEL LASCIAPASSARE VERDE
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