RINNOVI CONTRATTUALI NEL PUBBLICO IMPIEGO? COME SI PUÒ PARLARE DI RINNOVI CONTRATTUALI QUANDO DAL GOVERNO VENGONO PROPOSTI AUMENTI INFERIORI A UN TERZO DELLA INFLAZIONE?
Ormai anche la cosultazione dei dipendenti della Pubblica Amministrazione è una vera e propria farsa di pseudodemocrazia messa in atto dai sindacati cosiddetti rappresentativi (che vanno ai tavoli di “contrattazione” con il Governo).
Le Ipotesi di contratto votate da iscritte/i ai sindacati cosiddetti rappresentativi sono poi di fatto ben diverse dai testi definitivi poi sottoscritti. Nessuna informazione viene fornita a iscritte/i sulle trattative in corso e le mobilitazioni realizzate sporadicamente sono ormai purtroppo una parodia degli scioperi realizzati tempo fa quando il Sindacato era concretamente e seriamente rappresentativo.
In tale situazione non c’è da meravigliarsi se il Governo ed in particolare l’Aran (l’agenzia governativa che si occupa della contrattazione per i dipendenti pubblici) prevedano aumenti del 5,78% per il triennio che va dal 2022 al 2024.
La percentuale di aumenti proposta del Governo è pari a un terzo, anzi meno, della inflazione, perfino inferiore a una cifra che scaturirebbe dall’applicazione del codice Ipca (anche questo voluto dalla Ue e ben accolto dal sindacati cosiddetti rappresentativi). Importi del tutto inadeguati a garantire stipendi dignitosi o semplicemete adeguati ai reali costi della vita. Ricordiamo anche che gli ultimi CCNL oltre ad aumenti irrisori hanno introdotto norme penalizzanti e veramente discutibili.
Oggi ci sono circa 3 milioni di dipendenti della P.A..
Nell’arco di 25 anni abbiamo perso circa 500 mila dipendenti, la lenta e progressiva erosione degli organici coincide con il depotenziamento della sanità e i processi di esternalizzazione di innumerevoli servizi, del resto all’ombra del PNRR già il Governo Draghi faceva intendere che la PA avrebbe dovuto rinunciare a gestire direttamente alcuni servizi.
Tra i comparti in cui la P.A. è suddivisa esistono poi forti sperequazioni salariali. Un dipendente degli enti locali guadagna anche 300 euro in meno di un ministeriale a parità di livello, la differenza aumenta se guardiamo ai benefit derivanti dalla contrattazione di secondo livello, se poi confrontiamo i salari italiani con quelli europei la disparità di trattamento diventa macroscopica.
Nella P.A. negli ultimi 25 anni risultano meno di 3 milioni di dipendenti con contratto a tempo indeterminato (2.932.529) ed aumenta progressivamente la forza lavoro precaria (con contratti di collaborazione e soprattutto a tempo determinato che aumentano di 22 mila unità solo nell’ultimo anno). La precarietà domina soprattutto nella scuola e nella sanità (63mila), dove ormai la carenza di personale non garantisce la tutela del diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione. Anche nei Comuni, che solo tra il 2007 e 2021 hanno perso il 28,4% dei dipendenti, sarà sempre più difficile erogare in modo adeguato servizi al cittadino.
Insomma assistiamo ad un sistematico e progressivo smantellamento della P.A. e dei servizi pubblici come sanità e istruzione. E questo il Sindacato deve contrastare insieme a lavoratrici/tori della P.A. nell’interesse di tutte/i.
3 agosto 2024 CUB PUBBLICO IMPIEGO TOSCANA