SI VIS PACEM PARA BELLUM
«Se vuoi la pace, prepara la guerra»
Così ragionavano al tempo dei romani, più di 1500 anni fa, quando ancora la società era intrisa di violenza e iniziavano a definirsi con fatica le prime fonti del diritto, ancora basate sul FAI DA TE e sulla logica del più forte.
Questa modalità di pensiero è perdurata fino alla fine della seconda guerra mondiale quando di fronte alle orrende carneficine causate da armi sempre più potenti, al sempre più massiccio coinvolgimento dei civili e ai milioni di morti, almeno in Italia si fece strada una nuova concezione che portò gli estensori della Costituzione a scrivere a chiare lettere che: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”
Come si vede un approccio diverso, consapevole del fatto che in guerra non vince chi ha ragione ma solo il più forte e quindi la strada in caso di conflitto doveva essere alternativa all’uso delle armi e al lasciare ai due o più contendenti il compito di sbrigarsela da soli, appoggiandosi però alla costruzione di una forza di interposizione che non sostenesse le ragioni di una parte ma si limitasse a impedire la prosecuzione del conflitto, lasciando alla diplomazia e alla definizione del diritto internazionale il compito di sanare la controversia.
Purtroppo dobbiamo constatare che invece tali logiche continuano a essere fondamento del nostro pensiero infatti neppure i promotori della manifestazione in corso contro la guerra in Ucraina hanno trovato il coraggio di chiedere lo stop dell’invio di armi, mezzi e uomini da parte del governo italiano, decisione assunta scavalcando il parlamento e in spregio alla Costituzione, dato che con l’Ucraina non abbiamo mai avuto alcun accordo o alleanza militare.
È come se di fronte alla presenza di un bullo in classe ci limitassimo a fornire alle vittime coltelli e pistole per difendersi, ignorando non solo la disparità di forze ma il rischio di un allargamento della guerra e il possibile uso di armi non convenzionali, creando le condizioni per la distruzione del pianeta e la fine del genere umano.
Pronunciarsi per la pace, quindi, senza definire le modalità con cui lo chiediamo, diventa un puro esercizio di stile, così come rimane poco utile essere rappresentanti di milioni di lavoratori senza promuovere la loro mobilitazione in uno sciopero generale contro la guerra che condizioni effettivamente le scelte del governo.
Per questo invitiamo tutti, cittadini e lavoratori, a non limitarsi alla partecipazione a generiche iniziative verso la pace ma ad aderire anche allo sciopero dei sindacati di base del 2 dicembre che tra i suoi obiettivi comprende lo stop alla partecipazione attiva alla guerra, stimolando altresì la pressione della base delle altre organizzazioni sui propri vertici affinché si mobilitino in tempi stretti con analoghe iniziative.
“LA GUERRA CHE VERRÀ NON È LA PRIMA.
PRIMA CI SONO STATE ALTRE GUERRE.
ALLA FINE DELL’ULTIMA C’ERANO VINCITORI E VINTI.
FRA I VINTI LA POVERA GENTE FACEVA LA FAME.
FRA I VINCITORI FACEVA LA FAME LA POVERA GENTE EGUALMENTE.”
(BERTOLT BRECHT)
Cub Savona