Comunicato stampa: Milano, da 2 settimane senza luce e al freddo circa 25 persone ospiti del Residence Sociale “Aldo dice 26 per Uno” anche grazie all’inerzia del Comune
Dopo che il 25 gennaio la Unipol Sai, proprietaria dell’immobile di via Val Formazza, zona Viale Certosa, che da alcuni anni ospita il Residence Sociale autogestito Aldo Dice 26 x 1, ha distaccato senza alcun preavviso l’ energia elettrica, essenziale anche per il funzionamento delle stufe elettriche, unico mezzo di riscaldamento, la situazione non solo non si è ancora risolta, ma si è anzi aggravata.
Il giorno successivo al distacco della luce si era diffusa la speranza che la situazione potesse risolversi a breve con il riallaccio dell’elettricità, dopo che Unipol aveva dichiarato a mezzo stampa che il distacco era stato fatto per errore e che sarebbe stata disposta a riallacciare la corrente se la richiesta fosse pervenuta dal Comune di Milano o dalla Prefettura.
Tale richiesta non ci risulta però essere mai stata fatta (diciamo risulta perché la richiesta di chiarimento fatta al Sindaco e agli assessori competenti non ha mai ricevuto risposta) e lo stabile è tuttora privo di corrente.
Intanto solo tre famiglie con minori hanno ricevuto una sistemazione d’emergenza da parte dei Servizi sociali del Comune a “Casa Jannnacci”, una struttura simile ad un centro di accoglienza, con spazi e regole totalmente inadatte a famiglie che hanno una vita “normale” con orari di lavoro, figli da portare a scuola. Dopo due settimane sono state loro proposte delle Residenze Sociali Temporanee (RST), solo per mamme e bambini, di cui una addirittura a Legnano.
Ai nuclei “single”, fra i quali ci sono persone ultrasettantenni e invalidi, sono stati offerti posti in dormitori (solo per la notte), che sono stati rifiutati in quanto le persone hanno preferito stare al freddo, ma nelle loro stanze e con la possibilità di un ricovero anche diurno, rispetto alla “soluzione” proposta dal Comune.
Riteniamo molto grave e contrario agli interessi della collettività l’atteggiamento del Comune di Milano.
Da una parte non chiedendo il riallaccio della luce si prende di fatto la responsabilità di decretare la fine dell’esperienza del “Residence Sociale Aldo dice 26 per uno”, un’ esperienza originale e molto conosciuta anche a livello nazionale nata per dare una soluzione temporanea alle famiglie sfrattate da case private a cui il Comune non era in grado -pur avendone riconosciuto i requisiti- di dare alcuna soluzione al momento dello sfratto. Si tratta in molti casi di famiglie conosciute o addirittura indirizzate, in mancanza di alternative, dai Servizi sociali di Milano e del comuni dell’hinterland.
Tutto questo avviene mentre il sistema di gestione dell’emergenza abitativa a Milano è da tempo collassato e dopo che il “residence” ha svolto un’opera di supplenza alle inefficienze di un sistema pubblico delle accoglienze costoso per la collettività, insufficiente nei numeri, penalizzante per le famiglie che vengono quasi sempre smembrate, limitando l’accoglienza a mamme e minori.
Il “residence” in più di 10 anni, prima alla ex Alitalia di Sesto san Giovanni, poi in via Oglio ed infine in via Val Formazza, ha invece dato una soluzione dignitosa e a costo zero per la collettività a varie centinaia di famiglie (in certi momenti con numeri superiori al totale di quelli messi a disposizione dal Comune di Milano) senza smembrarle e accompagnandole verso l’assegnazione di una casa popolare e la riconquista del diritto ad una esistenza dignitosa.
Contemporaneamente, attraverso l’autorecupero e l’utilizzo di spazi lasciati colpevolmente vuoti da proprietà assenteiste e speculative, “Aldo dice 26 per 1” ha dato una risposta anche ai problemi del degrado e della microcriminalità che trovano terreno fertile negli edifici sfitti e si riversano sui quartieri circostanti. Per tali motivi non si sono mai create conflittualità con gli abitanti dei quartieri che lo hanno ospitato.
Riteniamo inoltre ancor più grave che decine di persone vengano lasciate al freddo, in pieno inverno, con un Comune che offre loro soluzioni totalmente inadeguate, lasciando di fatto soggetti fragili privi di tutela e non rispettando neppure l’impegno preso inizialmente di impegnarsi a ricercare nel medio periodo soluzioni più stabili e dignitose, possibili grazie al fatto che buona parte delle famiglie e dei single ha fatto domande di casa popolare e di SAT (case temporanee)
L’Unione Inquilini chiede che il Comune di Milano o la Prefettura chieda ad Unipol-Sai di autorizzare il riallaccio della luce, in modo di poter consentire alle persone che abitano al “Residence”, tra cui vi sono persone malati e alcuni minori, di cui uno di 4 mesi, di avere un tetto sulla testa e poter condurre una vita dignitosa, tenuto anche conto del fatto che non esistono progetti a breve di riutilizzo dell’area, che rimarrebbe vuota e fonte di degrado.
Chiede inoltre che vengano individuate soluzioni abitative adeguate, che non stravolgano la vita e non interrompano percorsi assistenziali, scolastici o lavorativi, per tutti i nuclei familiari, a partire da quelli con fragilità (minori, anziani, persone malate)
Chiede infine che il Comune affronti finalmente con decisione il problema dell’emergenza abitativa a Milano derivante dagli sfratti e dallo scandaloso costo delle case, aumentando l’offerta di case popolari e smettendo di sottrarre case ai normali canali di assegnazione per darli a cittadini con redditi più alti: il nostro sindaco e l’assessore Maran si devono rendere conto che a Milano ci sono decine di migliaia di famiglie di lavoratori con redditi medi e medio bassi per i quali la casa popolare è l’unica soluzione e che non possono essere considerati un peso per la città, abbandonati a loro stessi e consigliati di andarsi a cercare una casa in Provincia di Pavia se non possono permettersi la casa a Milano, come troppo spesso si accade a chi si rivolge agli uffici comunali.
Scarica il comunicato di Unione Inquilini Milano
DI SEGUITO LA Dichiarazione di Silvia Paoluzzi Segretaria Nazionale Unione Inquilini
MILANO NON È UNA CITTÀ PER POVERI, 25 PERSONE SENZA CORRENTE DA 2 SETTIMANE. COSA NE PENSA IL PD?
Da ben 2 settimane nel residence sociale Aldo dice 26 per Uno a bambini, disabili e anziani hanno staccato la luce.
Nella città di Milano con ben 10 mila case popolari vuote l’Amministrazione Sala non è riuscita a collocare 25 persone che ora vivono al freddo. L’unica soluzione proposta dall’Assessore Maran sono stati i dormitori, una proposta inaccettabile per gran parte dei nuclei che hanno preferito tornare nel residence mantenendo la propria dignità. Si chiede con forza il rispetto delle convenzioni internazionali e quindi il passaggio ad un alloggio adeguato.
Il Sindaco Sala ha abbandonato il residence Aldo che da sempre è riconosciuto anche a livello nazionale come un’esperienza d’avanguardia nata per dare una soluzione temporanea alle famiglie sfrattate da case private a cui il Comune non era in grado -pur avendone riconosciuto i requisiti- di dare alcuna soluzione al momento dello sfratto. Si tratta in molti casi di famiglie conosciute o addirittura indirizzate, in mancanza di alternative, dai Servizi sociali di Milano e del comuni dell’hinterland.
Possibile che nell’ultra moderna Milano, con 10 mila casa popolari vuote, quella dove la Procura ritiene alcuni grattacieli abusivi e chiede Comune di Milano di disporre la “sospensione delle attività” su palazzi e cantieri sotto accusa e ha “90 giorni” per “provvedere alla demolizione delle opere” oppure acquisire gratuitamente e “di diritto al patrimonio disponibile”, non si trovi un alloggio adeguato per 25 persone?
Milano è città importante a guida centrosinistra, una guida che ha una sua influenza anche su altre città. Chiederemo un incontro ad Elly Schlein, Segretaria Nazionale pd e a Maiorino responsabile casa PD, per chiedere loro una iniziativa programmatica su Milano che rappresenti una inversione delle politiche abitative attuate a Milano fino ad oggi che non hanno rappresentato una risposta concreta al fabbisogno abitativo dei più poveri e dei precari della casa.”