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Ddl ‘Anziani non autosufficienti’

Il nuovo assegno universale, un provvedimento al vaglio del Parlamento, a una prima analisi da parte degli addetti ai lavori ha già suscitato forti perplessità in merito all’effettiva copertura e alle insidie che potrebbe celare alla prova dei fatti, tantopiù in un sistema sanitario già carente e lacunoso come quello italiano

Del resto il primo a sostenere che la norma intende cambiare il quadro prima che il contenuto è uno dei padri della riforma, Cristiano Gori. Lo stesso coordinatore per il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, Cristiano Gori, dichiara che saranno necessari aggiustamenti e modifiche all’impianto iniziale, che poggia sull’idea di una nuova infrastruttura per fare rete tra Ats, Comuni, Regioni e Inps in ordine all’erogazione delle prestazioni e dei servizi rivolti a questa fascia di popolazione.
Associazioni come Medicina Democratica, Fondazione Promozione Sociale, Cub Sanità Nazionale, l’Associazione Diritti Non Autosufficienti, insieme e altre riunite nel Coordinamento per il diritto alla sanità per le persone anziane malate e non autosufficienti, indicano tra i punti più controversi la copertura finanziaria per un progetto di tale portata, copertura che al momento non risulta adeguatamente pianificata.

Aspetti contestati del Disegno di legge
Le Associazioni che negli ultimi mesi stanno dialogando con il Governo e proponendo soluzioni, puntano prima di tutto a veder mantenuti e tutelati i diritti esistenti in ambito sanitario e assistenziale e a che venga garantita la copertura finanziaria adeguata a sostenere i circa 1,4 milioni di anziani non autosufficienti e gli oltre 2 milioni di anziani con patologie e disabilità gravi, spesso a carico in larga parte alle proprie famiglie, che in alcuni casi non possono sostenere lo sforzo economico richiesto.
La riforma in questione si ripromette di razionalizzare le attività e la burocrazia dei diversi ambiti e settori coinvolti nella cura dell’anziano, anche non autosufficiente, riunendo sotto una comune regia le reciproche prestazioni di Inps, Ssn, Ats, Regioni, Province e Comuni. Ma, viene contestato, il nuovo istituto Snaa (Sistema Nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente) riunirà contestualmente prestazioni sanitarie (cioè universali, valide per tutti indiscriminatamente, secondo il nostro ordinamento) e prestazioni sociali (cioè soggette alla disponibilità di budget e/o di determinati parametri reddituali dell’utente), con un riferimento al “vincolo della disponibilità di risorse” (così si legge in vari punti del Ddl). Il timore è che le modifiche introdotte potrebbero sì salvaguardare il Sistema sanitario nazionale – le cui prestazioni dovrebbero essere chiaramente mantenute – ma a discapito proprio della popolazione anziana che ne verrebbe esclusa.
Si parla infatti di un ‘assegno unico universale’, che raggruppi accompagnamento, prestazioni sociali e sanitarie, da corrispondere a scelta di chi ne sia titolare in denaro o con prestazioni sanitarie specifiche, introducendo così per legge il principio che un malato cronico non autosufficiente debba pagarsi le prestazioni sanitarie che dovrebbe comunque ricevere, se gli sono dovute per le sue condizioni di paziente, aumentandole e facendole pagare all’utente con il suo assegno di invalidità.

 

 

 

 

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