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Piano casa a Roma: U.I. pronta a dare battaglia

Sono di qualche giorno fa gli articoli di stampa che svelano quanto intercorso nei messaggi tra l’assessore alle politiche abitative di Roma Zevi e venti realtà (associazioni, sindacati, movimenti) che compongono il tavolo di lavoro del Piano casa. Le polemiche seguite alla pubblicazione in tv delle chat hanno fatto pensare ad alcuni che la ‘talpa’ intendesse provare a interrompere il dialogo in corso tra movimenti e giunta e in effetti non è stato confermato l’incontro preventivo alla presentazione in giunta del Piano casa, che dovrebbe avvenire dopo Pasqua

Fin dai tempi dei sindaci Marino e poi Alemanno si era tentato un lavoro comune per risolvere le grave situazione abitativa di migliaia di famiglie romane, che durante il peridio della giunta Raggi invece non era stato nemmeno preso in considerazione in maniera specifica. Ora con Gualtieri sembrava si cominciasse a muovere qualcosa, anche sull’onda di quanto evidenziato da Unione Inquilini secondo cui “il Piano casa proposto dalla Giunta capitolina è inadeguato a una Capitale del G7 come Roma. Abbiamo bisogno di diecimila non di duemila case popolari entro il 2026 e serve più chiarezza sui meccanismi di welfare per l’abitare non meglio precisato nel testo. La giunta è autonoma e lo siamo anche noi quindi daremo battaglia sui punti che non condividiamo e sostegno a quelli che riteniamo adeguati a Roma”, dichiara Massimo Pasquini, esponente storico della segreteria romana di Unione Inquilini.

Altro punto del Piano casa romano contestato da U.I. riguarda la scelta di vendere degli alloggi comunali: “Siamo contrari – dicono da U.I. – così cala il numero di alloggi da destinare allo scorrimento delle graduatorie, ed è ancora più chiaro che duemila nuovi alloggi entro il 2026 sono insufficienti. Gualtieri potrebbe rivolgere un appello al ministro Piantedosi perché fermi sfratti e sgomberi. Ogni giorno a Roma si sfrattano famiglie con morosità incolpevole, a volte anche con disabili allettati a carico, senza offrire loro un’alternativa. Il sindaco chieda uno stop agli sfratti per un anno, in attesa della firma del protocollo con la Prefettura e dell’avvio del Piano casa che, confidiamo, sia il più possibile condiviso”.

Le proposte del governo per le occupazioni: arresto immediato, una condanna penale tra i cinque e i nove anni di carcere, nonché una sanzione di 25.000 euro

Queste pdl propongono per occupazioni di stabili e per occupazioni di unità immobiliari pubbliche e private – commenta Renato Pasquini, attivista per il diritto alla casa e Responsabile del Centro Studi e Ricerche di Unione Inquilini – inserendo velatamente persino gli sfrattati tra gli occupanti abusivi – l’arresto immediato, una condanna penale tra i cinque e i nove anni di carcere, nonché una sanzione di 25.000 euro. Se le risposte della destra al fabbisogno abitativo sono l’arresto e una condanna fino a nove anni, ovvero propone il passaggio da casa a cella, allora la questione si fa maledettamente seria e va approfondita. Si tratta di proposte di legge che tendono ad assolvere il ceto politico e amministrativo che è responsabile della condizione abitativa nel nostro Paese. Davvero si pensa che arrestando e mettendo in carcere chi occupa, presumo l’intero nucleo familiare dove sovente ci sono minori, anziani e disabili, perché povero e perché le istituzioni pubbliche non hanno offerto alcuna possibilità, si risolva la questione?”.

Walter De Cesaris, Segretario nazionale Unione Inquilini aggiunge: “Da destra assistiamo ad una doppia morale: crudele con le fasce più deboli e prodiga con la rendita parassitaria”. Attenzione: questi atti, queste proposte violano una decina di trattati di diritti umani e anche diversi articoli della Costituzione, per esempio il diritto alla salute, all’istruzione, alla coesione sociale.”

“Eppure le contraddizioni sono sempre più evidenti e le proposte della destra non fanno neanche i conti con una giurisprudenza più avanzata di ipocrite proposte di legge. Così succede che la Cassazione con una sentenza di fine 2021, la n° 46054, si sia espressa sulla particolare tenuità del fatto (art. 54 del C.P.) per chi occupa abusivamente una casa popolare per dare un tetto ai propri figli minori. La Corte di Cassazione ha sancito che, per il reato di occupazione abusiva d’immobile di abitazione, va riconosciuta la scriminante della ‘particolare tenuità del fatto’, se ricorre appunto lo ‘stato di necessità’ di dare un tetto ai figli minori.”

Leggi l’intervista a Pasquini e De Cesaris nell’articolo del Fatto Quotidiano del 4 aprile 202

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